Benvenuti nel sito di Giuseppe Pungitore, dell'ing. Vincenzo Davoli, di Mimmo Aracri ed Antonio Limardi, punto d'incontro dei navigatori cibernetici che vogliono conoscere la storia del nostro meraviglioso paese, ricco di cultura e di tradizioni: in un viaggio nel tempo nei ruderi medioevali. Nella costruzione del sito, gli elementi che ci hanno spinto sono state la passione per il nostro paese e la volontà di farlo conoscere anche a chi è lontano, ripercorrendo le sue antiche strade.

 

FESTA DI SAN  FOCA  MARTIRE 9  AGOSTO  2009

Da tempi ormai re­moti si celebra, nella seconda do­menica di agosto, la festa in onore di San Foca. I solenni festeggiamenti an­che quest'anno hanno richia­mato devoti e pellegrini da ogni parte, turisti di ritorno che amano quel miscuglio au­tentico di fede e folklore, ma so­prattutto francavillesi che vivono lontano e tornano nel paese per ritrovare familiari e vecchie amicizie. E sono quest'ultimi che ali­mentano e rappresentano più di tutti l'anima popolare della festa, fatta di momenti di calo­rosi incontri, di riflessione e di pausa dai problemi causati dal­la crisi economica mondiale e, comunque, da una vita dai rit­mi duri e stressanti, per assa­porare ancora ricordi e tradi­zioni che servono a mantenere sempre forte e vivo quel legame con la propria terra d'origine. La festa in onore di San Foca quest'anno si è svolta domenica 9 agosto. Nel  corso  della  Messa  solenne  Don  P. Sergi  ha rivolto  gli auguri  non  solo  a chi  porta il nome  Foca,  ma a tutti i membri  della  comunità  francavillese  sui quali  ha invocato la protezione  del  loro  Patrono. Il Sindaco, dott. Carmelo Nobile e  il Vicesindaco Avv.  Antonella Bartucca hanno partecipato ufficialmente con il gonfalone del Comune portato  dal dipendente comunale Maurizio Serrao,alla Santa Messa delle ore 11,00.  Alla processione, tenutasi a partire dalle ore 18,30, insieme al Sindaco e al vice Sindaco erano presenti  il consigliere Caterina Galati e il Comandante dei vigili urbani  Giulio Dastoli. Come sempre il Santo in processione è stato accompagnato  da  una grandissima moltitudine di fedeli, di turisti e di persone venute dai paesi vicini. E’ intervenuta la banda musicale A.M.P.A.S.  di Filadelfia. A conclusione il  Bacio delle Sacre Reliquie. Anche quest’anno grande successo ha riportato l'offerta dei tradizionali dolci in onore del Santo Patrono a forma di serpi. Le festività civili hanno avu­to il loro momento clou nella se­rata  di domenica  che ha visto  l’esibizione alle ore 22.00 del gruppo  “FOLK E GIOVANI CALABRESI”.

 

OMELIA  DI  DON PASQUALE SERGI

Anche in questa domenica, Gesù ci porta dal piano del sentire a quello del credere. Chi crede, dice Gesù, ha la vita eterna. Il cristiano si gioca tutto nella fede. In questi ultimi tempi sono moltissime le persone che spe­rano di vincere l’ enalotto; hanno sempre più successo le trasmissioni televisive dove si gioca e si vince "qualcosa". Forse non ci rendiamo conto che abbiamo già ricevuto un biglietto-premio, valido per la vita eterna, quindi qualcosa che vale molto di più di qualsiasi vincita ter­rena. Investire la nostra vita con Ge­sù, ci permette di vincere nien­temeno che il paradiso, e per sempre. Condizione necessaria è cre­dere in Lui. Ma cosa significa "credere'? Credere non significa sempli­cemente "credere in Dio” che esista e che abbia creato l'universo, ma "credere a Dio” che è una cosa molto diversa. Il fatto di credere in Dio non comporta nessun merito: anche satana crede in lui! Credere “a Dio" significa affi­darsi totalmente e incondizio­natamente a Lui, osservando la sua Parola e obbedendo a Lui; altrimenti non è fede! La fede non è sentimento, né si può misurare attraverso l’emozione o l’autosuggestione. E una decisione totale dell'uomo che coinvolge tutto il suo essere e tutta la sua per­sona. Mangiare il pane che Ge­sù ci offre, cioè la sua stessa vita, è credere che in quel pez­zo di pane è presente Lui, è lasciare che sia Lui a pren­dere in mano la nostra vita,fino a trasformarci in Lui. Senza pane possiamo soprav­vivere, ma senza Dio sarebbe impossibile! Il vangelo, oggi si apre con una annotazione amara: 1 Giudei mormoravano di lui perché aveva detto: 'lo sono il pane disceso dal cielo"'. La mormorazione, quella di ieri e quella di sem­pre, anche la nostra paesana mormorazione, è il tipico atteggiamento dei cuori induriti, che non vogliono accettare la logica di Dio. Addirittura, non vorrebbero permettere a Dio di essere Dio, pretendendo piuttosto di im­porgli i propri schemi miopi e meschini. Quanto diverso da costoro è stato l'atteggiamento del no­stro santo Patrono nei confron­ti di Dio! A questo punto, voglio sottoporre alla vostra attenzione, ciò che, di san Foca, ho detto il 22 giu­gno scorso su Radio Maria, diffusa e apprezzata in tutto il mondo.  Chi è stato presente in chiesa all'ora di spiritualità, e chi ci ha seguiti attraverso la radio, è rimasto entusiasta. - Grazie ad alcuni fedelissimi di questa comunità parrocchiale, milioni di persone, per un'ora sono stati con noi “un cuore solo e un'anima so­1a”, in Italia e all'estero; - grazie ai presenti, Francavilla è stata conosciuta e stimata, San Foca è stato conosciuto e attualmente venerato, imitato e proposto. Dunque, Foca, come voi ben sapete, é nato ad Antiochia ed è vissu­to in un'epoca in cui essere cristiano significava mettere a repentaglio la propria esisten­za. Foca, attraverso la preghiera, la meditazione e la carità vis­suta, divenne imitatore di Gesù Cristo; quindi, per appartenere completamente a lui, volle essere battezzato, e, da allora, la sua vita cambiò radicalmente. A Sinòpe, lasciate le armi, polche era soldato, si dedicò alla coltivazione di un orticello, e a sfamare i viandanti che si trovavano a passare dalla sua modesta casa. E' stata appunto l'inestimabile carità verso il povero, il misero, l'affamato,a far sospettare ch'egli fosse cristiano, e come tale fu accusato e de­ciso di privarlo della vita, poiché il cristiano, in quel periodo, era considera­to nemico della patria. Persino i soldati che avrebbero dovuto ucciderlo, rimasero stupiti, scossi dall'affabilità con cui vennero accolti da quell'uomo semplice e pio. Ecco come si svolsero i fatti: alcuni soldati si sono trovati a passare dall'orto di Foca, che, affabilmente, li invitò a sfa­marsi e a dissetarsi. Dopo di ché, chiese agli ospiti il motivo del loro faticoso cam­mino. Essi risposero: “ Te lo diremo, se ci prometti di mantenere il segreto”. Foca promise, ed essi: “Siamo in cerca di  un certo Foca per metterlo a morte, ma non lo conosciamo; se tu puoi aiutarci, ci renderai un grande favore”. Foca rispose: “Quest'uomo mi è noto abba­stanza e vi prometto di consegnarvelo, ma domani, perché adesso è notte; vi piaccia quindi riposare delle sostenute fatiche “. Mentre i soldati riposavano, Foca preparava la sua anima, disponendosi alla morte. L'indomani, di buon mattino, si fece incontro agli ospiti, e, sereno, quasi sorridendo, disse loro: “Sono io l'uomo che cercate! Prendetemi, Fate di me quello che volete”. 1 soldati, pieni di stupore ed increduli, non ebbero il coraggio di ese­guire la sentenza di morte. Foca li supplicava di compiere il loro dovere, aggiungendo che lui era sereno e gioioso, e non aveva paura. E i soldati, invece di ucciderlo, lo portarono ad Antiochia, sperando che i loro capi lo avrebbero risparmiato dalla morte. Informarono il proconsole Afri­cano, il quale, grandemente meravigliato del loro racconto, affermò di volerlo conoscere ed interrogarlo personalmen­te. 1 soldati, prontamente, lo condussero al suo cospet­to. Il giudice disse a Foca: Chi sei tu, che non riconosci come Dio il nostro imperatore Traiano? A1 silenzio di Foca, che in quel momento imitava il silenzio di Gesù dinnanzi al sommo sacerdote Calfa, il giu­dice esclamò: Perché taci? E Foca: Non basta a Traiano essere chiamato imperatore, senza avere l'attributo di Dio? 1 supplizi poi, che tu mi minacci, sono da me desiderati e sono contento se tu comandi di e­seguirli. La cosa più importante, il tesoro più grande, per Foca, era l'amore di Dio, fare la volontà di Dio. Durante l'interrogatorio, improvvisamente, una luce celeste irradiò in quel punto dove essi si trovavano, e, vestiti di fiamme vampeg­gianti, apparvero tre angeli, per cui Africano, esterrefatto, cadde a terra privo di sensi. Sua moglie, Terenziana, supplicò Foca d'intervenire, promettendo che, se il marito fosse tornato in vita, si sareb­be convertita al cristianesimo. Foca pregò con gran fervore; ­Africano tornò in vita, ma invece di liberarlo lo fece condurre da Traiano. Qui, stesse accuse, stessa incrollabile fede di Fo­ca, che, essendosi affidato a Dio, sente dall'alto una voce: “Sii forte, o Foca, io sono con te; avrai un posto in Paradiso". E così, nel 107, dopo essere stato gettato in una fossa di serpenti velenosi, ed esserne uscito incolume, è stato decapitato. Nel corso dei secoli, a Francavilla e altrove, è stato invocato, supplicato; molte anime si sono consacra­te a lui, portandone il nome, diffondendo il suo fulgido e­sempio di vita cristiana. Molti sono venuti dal paese, dalle campagne, addirittura dall'estero, in questa magnifica chiesa a lui dedicata. Si sono presentati al cospetto del santo Patrono con le lacri­me agli occhi, i ginocchi flessi e lacerati, i piedi scalzi. Quante mamme hanno portato in braccio il proprio bimbo ammalato e, fiduciose, l'hanno offerto a san Foca! Quanti voti, promesse e sacri­fici! Che magnifica fede! Quanto orgoglio, nel definirsi devoti a san Foca: da lui protetti, da lui presentati all'eterno Padre! Oggi siamo qui, per dirgli: grazie per il tuo esempio; grazie per la tua protezione contro le insidie del male; grazie per il tuo sostegno e le tue preghiere.                                                                                                     

  Scusaci, per le incoerenze.

 

   

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Per maggiori informazioni scrivere a: phocas@francavillaangitola.com

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