Benvenuti nel sito di Giuseppe Pungitore, dell'ing. Vincenzo Davoli, di Mimmo Aracri ed Antonio Limardi, punto d'incontro dei navigatori cibernetici che vogliono conoscere la storia del nostro meraviglioso paese, ricco di cultura e di tradizioni: in un viaggio nel tempo nei ruderi medioevali. Nella costruzione del sito, gli elementi che ci hanno spinto sono state la passione per il nostro paese e la volontà di farlo conoscere anche a chi è lontano, ripercorrendo le sue antiche strade.

In viaggio verso la cittadina francese di Tours sulle tracce della tomba di San Francesco da Paola

IL Santo calabrese, morto in Francia e dimenticato dai fedeli

"Sulle orme di San Fran­cesco di Paola" si potreb­be intitolare la curiosa av­ventura che qualche giorno ho fatto nella cittadina fran­cese di Tours insieme ad un giovane farmacista calabre­se di nome Rocco e ad una guida turistica di nome Franca.

Non tutti sanno, infatti, che proprio in questo luogo è stato sepolto nel 1507 San Francesco.

Così prima di entrare nel vivo del nostro racconto for­se è meglio rispolverare qualche notizia bibliografi­ca sulla vita del Santo. San Francesco nacque a Paola nel 1416.

A dodici anni divenne fran­cescano. All'età di quattor­dici anni, di ritorno da un pellegrinaggio a Roma e Assisi, si stabili come ere­mita sulla riva del mare vi­cino alla sua città. Molti di­scepoli lo seguirono e infi­ne la loro comunità di Pao­la diede vita al nuovo ordine dei Frati Minimi (cioè gli ultimi di tutti i frati). L'austera penitenza e le mortificazioni, la difesa de­gli umili e le predizioni av­veratasi( come quella della liberazione di Otranto presa dai Turchi, 1480)  gli  procurarono tale  fama che Luigi XI  di  Francia si rivolse a Sisto IV  perchè  gli mandasse  San Francesco.

 Fu così proprio Sisto VI che qualche anno dopo (1483) ordinò a San Francesco di andare in Francia per visi­tare a Plessis-lès-Tours il morente Luigi XI. Succes­sivamente, rimase in Fran­cia, assai venerato da Carlo VIII, successore di Luigi XI, di cui egli favorì il ma­trimonio con Anna di Bre­tagna. Nel 1519 fu canonizzato e nel 1943 è stato nominata patrono dei naviganti.

Fatta questa breve premes­sa, iniziamo adesso il no­stro viaggio. Giorno 25 ago­sto arrivo a Tours insieme a Rocco e a Franca. La sera, dopo aver cenato, io e Rocco, su indicazione di Franca che ci segnalò la posizione del luogo ove di­moravano i resti del santo sulla cartina topografica, decidemmo di fare un giro notturno per la città alla ri­cerca di tale chiesetta, in­coraggiati dal fatto che la distanza da percorrere dal­la nostra pensione non sembrava poi tanta.

Infatti, dopo aver girovaga­to per circa un oretta tra le strade notturne di Tours, trovammo la chiesetta, con la seguente targa: Eglise Saint Francois de Paule. Ri­manemmo molto sorpresi da tale vista, in quanto la co­struzione appariva molto moderna e quindi per nien­te corrispondente alle noti­zie storiografiche. Ritornammo molto perplessi alla nostra pensione, dopo aver scattato qualche foto­grafia.

Il giorno dopo, raccontam­mo tutto alla nostra guida Franca, la quale dopo esser­si nuovamente informata ci mostrò un altro sito.

Il pomeriggio successivo approfittando del tempo li­bero io, Rocco e Franca de­cidemmo di recarci presso questo nuovo sito.

Dopo aver preso utilizzato i mezzi di trasporto pubblici, arrivammo finalmente presso il luogo suggerito. Inizialmente, non riuscim­mo subito a scoprire dove la chiesetta fosse collocata. Malgrado la vastità degli spazi che si aprivano davan­ti ai nostri occhi, ci volle un bel po' di tempo per capire la posizione esatta della struttura.

A renderci complicato il ri­trovamento, si aggiunse anche la mancanza di inse­gne e l'abbandono degli edi­fici che ci stavano intorno. Dopo aver costeggiato un muro che circondava un edi­ficio, distrutto ed abbando­nato, che, però, conservava qualche elemento architet­tonico riducibile ad un con­vento, arrivammo presso una porta in ferro arruggi­nito su cui era scritto: TOMBEAU de S' FRANCO­IS de PAULE.

Finalmente, eravamo arri­vati alla nostra meta. Malgrado la soddisfazione, durata solamente qualche minuto, scoprimmo ben pre­sto, sebbene non vi fosse nessun orario di apertura e di chiusura affisso, che la porta era chiusa a chiave. Decidemmo, allora, di co­steggiare ancora per un po' il muro ed arrivammo ad un cancello chiuso. Anche questo si presenta­va in un avanzato stato di degrado. Nell'attesa di riu­scire a capire come entra­re nella struttura, la porta del cancello si aprì ed uscì un anziano signore. Franca, che sa molto bene il francese, si mise a par­lare con lui ed a spiegar­gli il motivo della nostra presenza lì.

Il nostro interlocutore ci indirizzò verso una delle case presenti nelle vici­nanze; lî stava una signo­ra in possesso della chiave della porta.

Dopo aver per qualche mi­nuto girovagato nel picco­lo rione, riuscimmo a tro­vare la costruzione. Suo­nammo il campanello e ci apparve un'anziana signora di età prossima ai novant'an­ni. Dopo aver parlato con lei ed aver nuovamente illustrato i motivi della nostra presen­za, ci consegnò la chiave del­la porta di ferro. Ci disse, inoltre, che solo da poco tempo la cappella era stata restaurata.

Arrivati davanti alla porta, riuscimmo solo dopo alcuni tentativi a entrare, in quan­to la serratura manifestava segni di deterioramento tali da rallentare l'apertura.

Una volta entrati, mi accorsi che nei terreni intorno c'erano coltivati vari tipi di ortaggi: pomodori, melanza­ne, etc.. Mentre un sentiero pulito ed in ordine conduceva dalla porta alla cappella. Arrivati, aprimmo la porta e subito di fronte ai nostri occhi si presentò la tomba del san­to.

Nella sala vi erano: quadri, una statua  del santo ricoperta  di polvere , ed affisse sulla porta alcune bacheche. Dopo aver fatto qualche foto, uscimmo dalla strut­tura e riconsegnate le chia­vi ci avviammo verso la no­stra pensione.

A questo punto qualche do­manda occorre certamente farla.

Come mai tale abbandono? Forse anche per la chiesa continua a persistere la dif­ferenza tra santi poveri e ricchi; di categoria A e di categoria B? Speriamo che malgrado tutte le supposi­zioni si possa presto inizia­re col recuperare e valoriz­zare, almeno in parte, una fetta della nostra storia.

 

di Romano Pesavento   “ Venerdì I Settembre 2006 n. 34 CULTURA  la  Provincia  kr

    

Album  foto di Romano Pesavento

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Per maggiori informazioni scrivere a: phocas@francavillaangitola.com

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