Sempre attuali i dolci tipici del periodo anche se emerge una tendenza al consumismo
NATALE, TRADIZIONI E MODERNITA’
Cambiano nei cittadini i modi di vivere ai giorni di festa
"NATALE con i tuoi e Pasqua con chi vuoi" recita un antico proverbio. E già, perché questa preziosa festività è per eccellenza il momento dell'anno in cui ognuno sente il bisogno di stringersi, più che mai, intorno ai propri cari e alla propria famiglia, un momento in cui, per qualche giorno, si accantonano tutti i dissapori e le incomprensioni perché si sa, il Natale rende tutti più buoni. Dal latino "dies natalis", il 25 dicembre è il giorno della nascita, la festa della bontà„ della gioia, della serenità e della fratellanza.
In Calabria l'interminabile periodo delle feste natalizie, che comincia l’ 8
dicembre e si conclude il 6 gennaio dell'anno successivo con l'Epifania che
"tutte le feste si porta via", è contrassegnato da profonde tradizioni alcune
delle quali sopravvivono tutt’oggi, molte, con il trascorrere del tempo, sono
state modificate ed altre, purtroppo, sono andate completamente perdute. Da anni
non si sentono più le melodie degli zampognari che, a partire dalla sera di
Santa Lucia, si spostavano per le vie del paese
annunciando l'inizio delle
festività. Pochi i fedeli che, con inizio della Novena, ogni mattina alle
cinque, al tocco della campana, si recano in Chiesa per cantare delle lodi
finalizzate alla celebrazione di una festività in allegria. In realtà, gli
eventi religiosi ancora degnamente partecipati dalla popolazione sono,
esclusivamente, la funzione della Vigilia e quella della mattina del 25. Ma tutt’ora, nei ,giorni successivi al Natale, c'è ancora chi, assieme
ad amici e parenti, rientrati in paese per la ricorrenza, celebra la festa del
maiale che ha inizio con 1'uccisione dell'animale, prosegue con la macellazione
e la lavorazione delle carni e si conclude con "1'abbuffata alla caldaia". Quasi
nessuno, nell'abbellire la, propria casa con 1'albero di Natale, le luci
scintillanti ed i nastri colorati, rinuncia al presepe, simbolo cardine di
questa festività, forse nello sforzo di mantenere vive le tradizioni, nella
speranza di riuscire a percepire ancora la magica, calda e suggestiva atmosfera
natalizia. Tuttavia, mentre ieri si andava alla ricerca di materie prime come
muschio, cortecce, sassi, calce e farina per la realizzazione coreografica, e
la costruzione di paesaggi, montagne innevate, piccole case, sentieri e ruscelli
di casta stagnola, oggi, invece, si è: più propensi ad acquistare gadjet e
pastori in movimento. Ed ancora, il tanto atteso "arrivo della strenna", che
rendeva i nostri nonni felici nel mettere in tasca quei pochi spiccioli
ricevuti in dono ed andare in giro per le vie del paese facendo sentire alla
gente il suono delle monetine, si è trasformato in un'affannosa e stressante
ricerca dei regali di Natale, in una triste materializzazione dell'affetto per
chi si ama. Però, nonostante predomini la voglia, di cambiare e la
superficialità nel trascurare alcune delle tradizioni che i nostri antenati ci
hanno lasciato, molte sono ancora le famiglie che nel vibonese riescono a
tenere alta la capacità di trasmettere alcuni valori più importanti del
natale , un’occasione di unità ed amore che la tendenza nazionale ha
trasformato in un solo fenomeno commerciale. E nel Natale che cambia, solo la
buona tavola sembra ricongiungerci ai sapori di un tempo. Infatti, uno dei
pochi aspetti della tradizione che ancora si conserva piuttosto bene è quello
che riguarda la, preparazione di dolci e pietanze tipiche delle festività
natalizie e questo perché, il Natale, è un momento speciale in cui la famiglia
si riunisce soprattutto a tavola. Nonostante l'innovazione culinaria degli
ultimi anni. Francavilla si distingue ancora per la, propria cucina locale.
Molte sono, infatti, le tipiche ricette natalizie alle quali il il
francavillese non intende rinunciare. Pertanto, fra conti di giorni,
preparativi vari ed attese, ecco arrivare il tanto sospirato cenone della
Vigilia durante il quale, secondo la tradizione occorre mangiare, forse in
riferimento al numero degli apostoli, almeno tredici pietanze basate su
alimenti poveri ed essenziali. E così, oggi come ieri, ogni padrona di casa,
dopo aver addobbato finemente la lunga tavolata, servirà innanzitutto
dell'ottimo vino novello, i "zzippùli" e le fritture di cavolfiore, per passare
poi alla pasta, preparata rigorosamente in casa, e condita con il sugo del
pesce, in particolar modo con quello del pesce stocco cucinato insieme alle
olive e alle patate, oppure scaldato in umido . Invece le fritture di
calamari, gamberi e baccalà saranno servite insieme alla zucca gialla fritta a
dei broccoli affogati, o saltati in padella con le salsicce, e a dei finocchi,
nonché insieme ai protagonisti indiscussi della più tipica, tradizione
culinaria, calabrese: salumi, formaggi e conserve sott'olio di vario tipo.
Numerosissimi, infine, i dolci tipici della festività natalizia con i quali
concludere in bellezza il cenone della Vigilia: dalle "nacatole", il dolce
tipico del periodo natalizio, ai "fica sikki", fichi secchi a crocetta ripieni
di bucce di mandarino e pinoli e ricoperti al cioccolato, ai buonissimi torroni
alle mandorle come solo una ma,no calabrese li può creare.
DI CARMINE SABATINO “IL QUOTIDINO 24-12-2008