Benvenuti nel sito di Giuseppe Pungitore, dell'ing. Vincenzo Davoli, di Mimmo Aracri ed Antonio Limardi, punto d'incontro dei navigatori cibernetici che vogliono conoscere la storia del nostro meraviglioso paese, ricco di cultura e di tradizioni: in un viaggio nel tempo nei ruderi medioevali. Nella costruzione del sito, gli elementi che ci hanno spinto sono state la passione per il nostro paese e la volontà di farlo conoscere anche a chi è lontano, ripercorrendo le sue antiche strade.

     

DALL’AVENTINO ALLA REPUBBLICA

ENRICO MOLE’

UN DEMOCRATICO CALABRESE TRA I  PROTAGONISTI DEL ‘900 ITALIANO

                       °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

Vincenzo Ruperto

 

 

Foto del Senatore Enrico MOLE'

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Enrico Molè era nato a Catanzaro il 7 ottobre 1889 da Francesco, valente avvocato del foro catanzarese, e da Elisa Doria, nobildonna di origine genovese. Morì a Roma l’11 novembre 1963.

La famiglia di Molè era originaria di Polìa, ridente comune, oggi in provincia di Vibo Valentia, situato tra le colline ed i monti che abbelliscono tutto quel territorio attraversato dal fiume Angitola e  dai suoi affluenti. Fu il nonno Enrico a trasferire la famiglia a Catanzaro, essendo stato nominato presidente del Tribunale di quella città ed in seguito, verso la metà del 1800, anche presidente della Corte di Appello di Napoli. Enrico, dopo aver conseguito la maturità classica a 16 anni presso il Liceo  P.Galluppi, si trasferì a Napoli(1907) per gli studi universitari, laureandosi in legge.  Proprio in quel periodo emerse il suo interesse  per il giornalismo, collaborando ai due quotidiani il satirico Monsignor Perrelli ed il Mattino a Napoli e a Milano per collaborare a vari quotidiani. Proprio a Milano conobbe la giovine cantante lirica Josephine Calleja dalla quale ebbe tre figli( Elsa, Franco e Maria Maddalena) e che sposò a Napoli il 6 ottobre 1915, poco prima della nascita della terza figlia.

Esercitò la professione di avvocato con successo sia a Catanzaro che a Napoli, dove gli fu offerta l’occasione di lavorare presso lo studio di Enrico De Nicola. Alla professione forense preferì il giornalismo e la politica. Collaborò al giornale romano La Vita e l’Avanti!, direttore Treves(1912),sulle cui colonne pubblicò l’elogio funebre di Giovanni Pascoli. Divenuto uomo di punta dei democratici di sinistra passò a scrivere nel giornale Il Secolo. Nel 1920 rimase vedovo.

Nel 1921 fu eletto deputato nel collegio di Catanzaro(XXVI legislatura) nella lista  dei socialisti riformisti, e rieletto nel 1924 (XXVII legislatura collegio Basilicata-Calabria)  nella lista di opposizione costituzionale.  Nel 1924 diresse L’Ora di Palermo e nello stesso anno divenne redattore capo del Mondo di Roma, il quotidiano di Giovanni Amendola.

 

Durante la campagna elettorale del 1924 conobbe a Monteleone( Vibo Valentia) la professoressa Lucrezia De Francesco, primo preside donna d’Italia, che sposò in seconde nozze nella stessa città il 20 dicembre 1925. Da questo matrimonio nacquero tre figli( Elena, Gabriella e Marcello).

 

Aderì alla corrente di opposizione costituzionale che faceva capo ad Amendola. Fu uno dei cinque segretari parlamentari del gruppo dei deputati aventiniani. Il 9 novembre 1926 fu,dai fascisti, dichiarato decaduto dalla carica parlamentare . Sottoposto a provvedimento di polizia  e radiato dall’Ordine dei giornalisti si ritirò in Calabria,dove esercitò la professione di avvocato. In quegli anni di fascismo trionfante frequenti furono le sue permanenze a Polìa  e. specialmente nei periodi di primavera-estate nello splendido palazzo della Piana dell’Angitola, costruito lungo la strada dei Francesi( l’antica  via Popilia) presso le contrade del Trivìo, in territorio di Francavilla A., e di San Giorgio- Litoranea SS 18, in territorio di Pizzo Calabro, circondato da un vasto mandorleto, in prossimità del tratto di mare tra Colamaio e Torrazzo.

 

 Rientrato a Roma, nel 1942, cominciò a prendere contatti con l’opposizione clandestina ed a liberazione avvenuta lasciò il suo avviato studio di avvocato per dedicarsi al giornalismo ed alla politica. Fu tra i fondatori  della Democrazia del Lavoro(DL) che nel 1944 assunse il nome di Partito Democratico del lavoro(PDL), entrando a far parte del Comitato di Liberazione Nazionale. Come rappresentante di questa formazione politica Molè fu sottosegretario all’Interno nel secondo governo Bonomi, Ministro dell’Alimentazione nel successivo governo Parri, Ministro alla Pubblica Istruzione nel primo governo De Gasperi. Alle elezioni del 2 giugno 1946 fu eletto, con 22.374 preferenze, all’Assemblea Costituente per la circoscrizione di Catanzaro nella lista del Partito Democratico del Lavoro ( in Calabria il secondo partito più votato dopo la Democrazia Cristiana). Enrico Molè fu uno dei più prestigiosi costituenti, partecipò ai lavori della nostra Carta con tutta la sua profonda cultura giuridica, la sua grande onestà intellettuale, le sue riconosciute idee democratiche, la sua fiera difesa della laicità dello stato. Memorabili rimangono i suoi interventi sia nelle commissioni che in aula. Nella discussione sull’art.1 della Carta avversò in modo netto la proposta di Amintore Fanfani( poi approvata) di definire  la Repubblica “ fondata sul lavoro”, sostenendo, in vari interventi in aula, che “ ogni Stato , anche quello schiavista, si fonda sul lavoro, ma quello veramente democratico deve fondarsi sul principio che  la doppia istanza della giustizia sociale e della imprescrittibilità dei diritti di libertà umana non potessero essere disgiunte”.Contestò il testo definitivo dell’art.1 votando  l’emendamento proposto da Ugo La Malfa che definiva la Repubblica come fondata sui diritti di libertà e sui diritti del lavoro. Difensore della laicità dello Stato, assieme al suo grande amico Concetto Marchesi, votò contro  l’art.7 della Carta. Fu d’accordo con Togliatti di rinviare di due settimane i lavori dell’Assemblea, prima del voto finale,  per consentire a Concetto Marchesi di operare una revisione ( sotto il profilo della pulizia linguistica e della conoscenza sintattica  e stilistica) del testo della Carta Costituzionale.Nel 1957, anno della morte del Marchesi, fu proprio Molè a tenere il solenne discorso commemorativo al Senato. Organizzo la F.N.S.I. ( Federazione Nazionale della Stampa Italiana), della quale fu presidente.

Con la promulgazione della Costituzione Molè fu eletto senatore di diritto. I suoi dissidi con Ruini lo convinsero ad abbandonare l’esperienza del Partito del Lavoro per aderire al Fronte Popolare di cui fu uno dei cinque segretari.

Nelle elezioni politiche del 1953 fu rieletto senatore nel collegio di Parma come candidato unico dei partiti di sinistra. Il 25 maggio 1958 venne ancora rieletto al Senato nel IV collegio di Roma nella lista del PCI come indipendente. Fu anche consigliere comunale di Roma. Fu membro di numerose commissioni parlamentari. Volle sempre essere presente nelle commissioni speciali a sostegno delle aree meridionali, specialmente della sua Calabria ( come quella per le alluvioni del 1953-54). Fu membro autorevole dell’Accademia dei Lincei.  Al termine della legislatura ,   nel 1963, si ritirò a vita privata, ma il Parlamento il 2 ottobre dello stesso anno, in seduta comune, per i suoi meriti lo elesse membro del Consiglio Superiore della Magistratura dove venne nominato presidente della commissione per gli incarichi direttivi. Dopo appena un mese si ammalò e fu ricoverato presso la clinica romana di Semeiotica medica del Policlinico Umberto I, dove moriva ,all’età di 74 anni, per insufficienza cardiorespiratoria, aggravata da complicazioni bronco-polmonari. Il Vicariato di Roma rifiutò alla salma l’accesso nella basilica di S. Lorenzo fuori le Mura, nella quale, per espressa richiesta dei familiari, avrebbe dovuto ricevere la benedizione. Fu sepolto al cimitero del Verano.

 

Vista lato sud Palazzo Molè-Piana Angitola-Contrada Trivìo ,

Francavilla Ang.-Pizzo Calabro. ( foto Ruperto)

                                                                                                                                          

Per maggiori informazioni scrivere a: phocas@francavillaangitola.com